È passato già un anno dalla sua uscita e a conti fatti, cosa rimane da dire di questo documentario? Che cosa lascia? Unposted è un film che ben poco ha del cinema del reale, anzi, è costruito fino all’ultimo dettaglio, a partire dalla sua estetica glamour.
A conti fatti, si sarebbe voluto sapere di più sulla protagonista, scoprire veramente qualcosa di “Unposted” su di lei, sulla sua storia, si sarebbe voluto entrare nel dettaglio delle situazioni con la morbosa curiosità che si dedica ad una star inavvicinabile. Perché in fin dei conti, quel che sappiamo su Chiara Ferragni è solo quello che Chiara Ferragni vuole farci sapere. E forse non basta più qualche home movie a farci empatizzare con una figura tanto amata e tanto odiata.
Ma anziché far rimanere questo film come mero materiale per i fans, cerchiamo invece di trovare dei risvolti interessanti e degni di analisi.
“Comportati come la Chiara che vorresti essere”. Quante volte possiamo dire di fare lo stesso? Questo mantra, che Chiara ripete pressoché in ogni situazione, mi ha affascinato subito. In psicologia, questa tecnica viene anche chiamata Fake it until you make it. Questa tecnica è utilissima ogni qualvolta ci si senta bloccati, quando non si riesce a prendere decisioni o si è afflitti dalla cosiddetta “sindrome dell’impostore”, ovvero quel momento in cui si mettono in dubbio le proprie capacità e ci si chiede se una cosa la si merita davvero.
Qual’è la versione migliore di me? Può migliorarmi o demotivarmi? Visualizzarci più forti può aiutare il raggiungimento del nostro goal, tuttavia, obbiettivi troppo ambiziosi e irrealistici potrebbero agire in maniera opposta e demotivarci. Se attraverso una ricerca dei nostri valori riusciamo a chiederci che cosa è realmente importante per noi e allo stesso tempo raggiungibile a piccoli passi, capendo che quei valori non sono solo mete da raggiungere ma direzioni per vivere meglio la nostra vita, ecco che questo metodo funziona perfettamente.
Forse è questo il messaggio più importante che lascia Unposted, insieme ad un’altra tecnica, detta Movie of my Life: “Se non mi accadessero queste cose brutte, gli spettatori non potrebbero mai empatizzare con me, quindi è necessario che le cose vadano male, per poi andare bene”. Questa tecnica si basa sul vedere la propria vita come un film, da spettatore. Permette di prendere il giusto distanziamento emotivo dalle situazioni che a volte potrebbero affliggerci troppo e vederle con chiarezza.
Quindi, tirando le somme: il film lascia poco di detto sulla vita personale di Chiara, ma lascia un consiglio prezioso. Visualizzare noi stessi migliori e prendere le distanze da avvenimenti negativi può essere importante in ogni situazione della vita. Personalmente, cercherò di applicare più spesso questi consigli, e voi?

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