Favolacce, Fratelli D’Innocenzo, 2020

Ma che bel film. Esteticamente, a livello di cura registica, una meraviglia. Ma rimane solo quello.

Favolacce è una bellissima confezione di squallore narrativo. Un film che non lascia altro che inquadrature lente, in una trama che non è ben chiara, sembra quasi scritta appositamente per lasciare libero spazio alla creatività registica. Magari i fratelli D’Innocenzo sono i regnanti assoluti del videomaking, ma lo stesso non si può dire della loro ultima storia.

Colpa mia, sicuro, che non sono ancora in grado di capire il dialetto biascicato romano. Avrei messo volentieri i sottotitoli ma su Amazon Prime non c’era questa possibilità. Favolacce è un film che ancora una volta si fa grande grazie alla cultura cinematografica romanocentrica. Sarebbe stato ugualmente un bel film se fosse stato in un piemontese stretto o veneziano? Magari no, ma sarebbe stato diverso dagli altri.

Perché nessuno parla veneziano nei film? Io lo guarderei un film così. Vuoi mettere invece far capire le parole degli attori? Magari avrei capito la trama, la direzione della storia, avrei evitato un esasperante replay su praticamente ogni scena, nella speranza di intuire una parola che desse validità al discorso. Mannaggia.

Ma torniamo per un secondo a quel che vedo, e non a quel che non posso sentire. Questi bambini di periferia, con questa depressione che assolutamente non si addice alla loro età. Avrei tanto voluto capire il perché delle loro gesta immotivate. Sono giunta alla conclusione, per me ovvia sin da subito, che quella mentalità, troppo vecchia per l’infanzia, gli sia stata incollata a forza, per scaturire sdegno gratuito nello spettatore. E fare delle belle inquadrature introspettive. Volgarità gratuite disseminate qua e là, senza che fosse richiesto e senza che un film del genere ne abbia realmente bisogno, come il padre che si masturba in giardino (ma perché???) o la ragazza che va a scuola, scrocca un biscotto al bimbo, tira fuori una tetta e ci mette il latte. (Davvero?) O la stessa ragazza che propone al bimbo una scopata dato che questo ha “tanti soldi” in mano. (Dov’è il #cancelnetflix per pedofilia ora?)

E il professore di scienze? Perché fa quello che fa? Perché aiutare dei bambini a morire? Se il senso è che i bambini non vogliono diventare grandi perché odiano quella realtà, allora cosa ci azzecca un professore adulto che gli fa costruire una bomba? Questo è veramente il mondo in cui viviamo? Questo dovrebbe essere un dipinto generazionale o che cosa? Cosa?

L’impressione finale a vedere questo film è che i fratelli D’Innocenzo si siano fatti grandi… masturbazioni sulle loro capacità tecniche, vendendo un prodotto sostanzialmente vuoto e privo di vera originalità. Tante le domande dopo questa visione, una fra tutte: qual’è il punto? Cosa vuoi dirmi con questo?

Lo so bene, non tutti possono essere bravi genitori. La vita è difficile. E sti cazzi? Non penso minimamente che questo film assomigli, anche solo alla lontana, alla nostra società odierna. Credo piuttosto che sia solo una visione estremizzata, costruita per intenti manieristi, che lascia un vuoto incredibile. C’è chi osanna il film. Io no. L’equazione: belle inquadrature che estetizzano lo schifo = capolavoro non è per forza vera. Forse sarebbe ora che si cominciasse a pensare un po’ più seriamente alla trama e alla sceneggiatura. E riprendiamo i corsi di dizione, che ci sono tanti studiosi del teatro e della recitazione disoccupati.

favolacce recensione 2020
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